Salendo sulla collina alle spalle del quartiere di Ain Azliten, nella medina di Fes, incontro Farid. E’ poco più di un bambino. Si avvicina curioso attratto dalla mia fotocamera. Inizio a fotografarlo e in un francese un po’ approssimato iniziamo a chiacchierare. Mi racconta che è li per aiutare il suo papà. Sulla collina, stese al sole, tante pelli lavorate che provengono dalla piccola conceria sottostante. Le vasche scavate nel tufo ai piedi della collina, riempite di liquidi e coloranti come una grossa tavolozza per acquarelli. Suo padre e i suoi fratelli lavorano li. I processi di lavorazione sono ancora quelli utilizzati nel XVI secolo, quando Fes si impose come leader nella produzione di pellame. Il loro lavoro è duro. A volte anche dieci ore con le gambe nude, colorate dai pigmenti naturali, immersi dentro le vasche a pestare le pelli per ammorbidirle. Farid è contento di dare una mano alla sua famiglia. Il suo lavoro consiste nel fare la guardia alle pelli stese sul prato. Deve stare attento ai cavalli e muli che liberi brucano la poca erba che cresce sulla collina e che non calpestino le pelli. Ogni tanto le deve rigirare al sole tiepido di Novembre. Il resto della mattinata lo passa inseguendo le nuvole con lo sguardo. Inseguendo i suoi sogni di bambino diventato grande troppo in fretta.
Un cavallo bruca la poca erba che cresce sulle pendici della collina. Sullo sfondo la piana sulla quale sorge la città di Fes. Cavalli e muli vengono utilizzati per trasportare le pelli dalla conceria alla collina sovrastante.
Farid intento al suo lavoro. Il guardiano delle pelli, oltre a stare attento agli animali che non le calpestino o a qualcuno che le porti via, deve nell’arco della giornata rigirare diverse volte le pelli stese al sole ad asciugare.
Piccole vasche scavate nel tufo riempite con liquidi coloranti e pigmenti naturali . Una volta immersa una pelle dentro una vasca, viene pigiata con piedi e mani in modo che assorba bene il pigmento colorante. L’operazione, tutta manuale, viene ripetuta più volte fino ad ottenere la colorazione voluta.
Con la raschiatura delle pelli vengono tirate via tutte le impurità e i residui di pelo. L’operazione viene fatta tutta a mano con utensili di ferro e legno abilmente utilizzati dai maestri conciatori.
Alcune pelli lavorate messe ad asciugare sulle mura del cortile della conceria
Il lavoro nella conceria è molto faticoso. Un turno di lavoro dura anche oltre le dieci ore. Il lavoro in conceria è permesso solo agli uomini.
Quello che rimane della testa di un bovino. Un lembo di pelle e corna non utilizzabili sono abbandonati lungo la strada adiacente la conceria.
Nei sacchi viene stipata la lana ottenuta dalla tosatura delle pelli degli ovini. I sacchi verranno caricati su carretti e trasportati per la cardatura in un altra zona della città.